Venerdi 29 giugno Barcellona arriviamo

È fisiologicamente istitintivo, appena mi sveglio per prima cosa devo fare “plin-plin”. Prendo la mia borsetta e mi dirigo spedita alle toilette. Ci sono quattro donne armate di secchio e spazzettone per i pavimenti che chiacchierano tra di loro ma appena mi vedono si zittiscono e mi guardano storto per aver rovinato il loro momento ricreativo. Non m’interessa, sono determinata e loro riprendono a chiacchierare, sembra di essere al mercato. A un certo punto mentre io faccio capo a tutta la concentrazione, da sotto la porta dove sono rinchiusa, spunta uno spazzettone che sta lavando il pavimento e quasi quasi anche i miei piedi. Non ci credo, lo hanno fatto davvero! Basta è troppo, andiamocene via da qui!

Siamo vicini al confine spagnolo, viaggiamo per poco più di un’ora e mezza per arrivare al camping Masnou, quindici minuti da Barcellona. Oddio! Siamo increduli, su internet il posto appariva paradisiaco ma nella realtà sembra di essere in un film di Tarantino, vecchio, sporco, la piscina enorme ma con soli 20 cm d’acqua e personaggi inquietanti. La prima reazione dopo lo choc è stata quella di ricordare ai ragazzi di non tuffarsi come hanno sempre fatto… Il ragazzo che ci ha accolti parla solo spagnolo ma alla fine siamo riusciti a capirci e a sistemarci con elettricità e tutto il resto. Mi guardo intorno, è veramente desolante. Incontro una signora anziana che tiene per mano la nipotina, è inglese e le chiedo come si trova, se si riesce a soggiornare decentemente insomma. Lei non comprende tutta la mia preoccupazione, le chiedo da quanto tempo si trova al camping Masnau. Da un mese e mezzo. Ok, se sono sopravvissute loro dunque non deve essere così tragica la situazione. La posizione è strategica perché si attraversa la strada e la ferrovia tramite un sottopassaggio e arriviamo dritti in spiaggia, immensa, fantastica, dalla sabbia chiara e fina, c’è un bar accogliente con poltroncine e tavolini in stile caraibico. Io e mio marito ci scambiamo uno sguardo d’intesa e gli dico: “Papi, ho bisogno di bere” . “Anch’io”  risponde lui.

Prendiamo posto, raccolgo le ordinazioni della famiglia e vado al bar: “Una cerveza, la más grande que hay, vino blanco muy frío, dos coca-cola y un jugo de melocotón por fovar”. Mi sono preparata con google traduttore dal momento che mia figlia si è fissata con il succo di pesca (sarebbe stato più facile tre coca-cola, no?), il tipo al bar mi dice l’importo da pagare, gli do la moneta e poi con accento napoletano mi dice: “Te lo porto io al tavolo, stai tranquilla”, mi sorride e gli rispondo: “Cheffffigura dimmm!”, avete presente Emilio Fede?

Il ragazzo del bar si chiama Roberto, ha lasciato l’Italia tre anni fa perché dice che non si vive più bene e dopo aver girato tutta la Spagna con la sua ragazza si è stabilito a Barcellona. Parla molto bene del suo paese adottivo, c’è più disciplina, poca delinquenza e si vive dignotosamente, inoltre il suo castigliano è perfetto. Gli chiedo come ha vissuto, e cosa ne pensa in realtà, la gente del posto sulla questione dell’indipendenza Catalana.  Un conto è avere notizie dal telegiornale, un conto è sentire direttamente le emozioni che questa gente trasmette. Grazie Roberto, è stato bello incontrarti.

Intanto i ragazzi si sono persi nel gioco sotterrami sulla spiaggia e si divertono da morire.

Ceniamo direttamente al bar e ritorniamo assonnati e stanchi nel Mostro per la notte.

Al mattino facciamo colazione al bar Masnou, il ragazzo tuttofare è molto simpatico e paziente. Mentre aspetto il mio caffè-latte conosco François, che è un fedele cliente francese con un il suo vecchio cane e Juan, un anziano signore del posto che mi racconta la storia ai tempi di Franco sulla prossima tappa, Péniscola. C’è anche un basilese accanto al nostro camper, mi guarda e gli dico “Guete Morge!” resta sorpreso, ci credeva italiani ma gli spieghiamo che il camper è noleggiato. Lui vive lì da un anno, è un artista e si gode la pensione dipingendo e vivendo alla giornata. Non ha tutti i torti quando penso al costo della vita in Svizzera per i pensionati tra cassa malati e altri oneri.

Con una scusa diciamo al boss del camping che dobbiamo anticipare la partenza di un giorno, “No hay problema” mi dice serio. Quando si dice che le varie razze di cani assomigliano all’uomo, ecco, lui assomiglia a un buldog. È basso e tarchiato con un’aria che ti fa pensare non-farmi-incazzare-o-te-ne-pentirai. Pago con la carta di credito ma questa s’inceppa nella macchinetta quando lui la infila. Si spazientisce e gli tira un cazzotto, allora cambia macchinetta ma questa volta la linea internet è lenta, quando finalmente la transazione è avvenuta, la macchinetta stampa la ricevuta ma la carta si esaurisce proprio a metà e il buldog esplode: “Puta de mierda!”. Ok, adios!

Organizzazione: meglio che ogni membro della famiglia abbia il proprio sacchettino per l’igiene personale: carta wc, spazzolino e dentifricio, sapone liquido, lavette. Per incremarsi, lenti a contatto, apparecchi odontotecnici, ecc. meglio farlo sul camper se non siete abituati a condividere le abluzioni mattutine con dei perfetti estranei.